La metafisica del corpo

LA METAFISICA DEL CORPO

La nostra esperienza sensibile, per sue ineludibili necessità di sopravvivenza, ben spiegate nei meccanismi dalla psicologia della forma, estrae gli oggetti dallo sfondo. Questa estrazione che porta alla coscienza la presenza di forme potenzialmente pericolose o appetibili, effettua una operazione irreversibile: quella di separare nettamente gli individui dalle loro valve invisibili e complesse. Queste conchiglie che il Botticelli nella Nascita di Venere simboleggia con un ostrica, hanno racchiuso la bellezza incantevole dei corpi idealizzati, ed oggi, nella pittura di Beatrice Tosi, forse tornano dopo secoli, a riaffiorare nella moderna accettazione dell’irrazionale, dell’invisibile, del metafisico trasparente agli occhi dell’uomo predatore, ma non dell’artista visionario e libero.
Infatti la relazione che lega gli individui al proprio passato, come ai propri parenti, o alla propria attività, è una relazione invisibile all’occhio quotidiano, come a quello acculturato, che si nutre di oggetti-immagine catalogati dal mercato. Per l’artista invece il mondo è enormemente più bello e complesso, avvolto in splendidi panneggi affettivi, illuminato da solari ricordi d’infanzia, tessuto da preziose trame di faticose congiunzioni psichiche che non smettono un attimo per tutta la nostra vita di dialogare con il nostro corpo, attraversandolo e riflettendosi in esso.
Forse lo spirito dell’immenso Botticelli ha trovato la strada per tornare a farci visita.

Vincenzo Grossi (musicista)